Pandemia e scontro sociale: una breve riflessione

Apprendo da un report dell’Ordine Professionale che in questo 2021 si è registrato un aumento delle richieste di intervento/supporto psicologico di circa un terzo rispetto al recente passato. Le ragioni di questo fenomeno sono come è prevedibile collegate alla pandemia: credo che chiunque o quasi abbia del resto provato in qualche forma e misura emozioni come angoscia, paura, e umore depresso a causa della vita in lockdown più o meno “duri”. Molti di noi hanno visto divenire molto più palesi disagi e malesseri interiori che fino a prima dell’avvento del covid – e di tutto ciò che il tentativo di contenerlo ha portato con sé – erano rimasti latenti, sicuramente un po’ fastidiosi, ma non certo tali da essere così destabilizzanti.
Se ne sono sentiti e letti, in questo paio d’anni, di consigli su come in linea di massima affrontare psicologicamente questa situazione; e non voglio soffermarmi su questo argomento in particolare.
La mia attenzione è catturata piuttosto da quanto, dopo un primissimo momento che possiamo ora ricordare come una cartolina sbiadita dove tanti esponevano arcobaleni e slogan di fratellanza e buon auspicio, siamo progressivamente, inesorabilmente scivolati in alcuni casi nello scontro. Tra categorie di lavoratori, tra generazioni, tra – lo scrivo nel modo più generico che mi risulta possibile – “fiduciosi e scettici”, quando non anche complottisti.
C’è la vita in gioco, e una vita in salute non è soltanto sopravvivenza; pensando ai più giovani direi che sia ad esempio anche sentire di avere un futuro, o di avere comunque almeno l’opportunità di provare a coglierlo. Rattrista l’idea che molti ragazzi possano in questo periodo di profondo disagio aver deciso di abbandonare gli studi; come rattrista il fatto che molti bimbi in età prescolare abbiano vissuto difficoltà nello sviluppo di tutte quelle abilità cognitive (compreso il linguaggio) e comportamentali la cui acquisizione è socialmente mediata.
Anni di intermittenti restrizioni sociali, in chi vive ora l’età dello sviluppo, possono avere conseguenze che andranno ben oltre la fine del periodo di emergenza.
E’ chiaro che ogni diversa generazione, così come ogni singola persona sperimenti differenti urgenze, istanze, motivazioni, angosce e insofferenze.
Questo lunghissimo stato di emergenza sembra avere in alcuni di noi prosciugato le risorse che ci rendono in grado di immedesimarci negli altri; eppure è proprio l’empatia, che contribuisce anche a mantenere vivo un senso di comunità, l’arma che mi auguro saremo in grado di recuperare e brandire per uscire sani da questa situazione, come società e come individui…