Paradossi dell’ansia

Tutti la proviamo in molte circostanze; a volte la controlliamo; a volte tendiamo ad esserne sopraffatti.
Spesso l’ansia ci accompagna in momenti ben determinati e circoscritti; ma qualche volta capita di portare con noi uno stato di tensione, di attivazione generalizzata e stressante che resta costante sul lungo periodo e finisce per logorarci giorno per giorno.
Per capire un po’ meglio con cosa abbiamo a che fare partiamo da “lontano” – che poi così lontano non è: non concentriamoci solo su noi esseri umani, ma consideriamo quantomeno tutti i mammiferi e tutto ciò che è loro necessario per sopravvivere. C’è tutta una serie di bisogni primari, ovviamente; ma, soprattutto, c’è la necessità di imparare, da un lato, a compiere le azioni giuste, e dall’altro ad evitare i comportamenti che possono costituire fonte di pericolo. Così, le situazioni pericolose e spiacevoli insegnano, creano dei “precedenti” che si fissano nella mente, creano un bagaglio di esperienze di cui fare tesoro. Tanto in un gatto, quanto in un cavallo, così come in una persona, trovarsi in una situazione legata ad esempio ad un trauma passato genera una forte ansia, la quale dovrebbe essere funzionale ad evitare di esporsi di nuovo ad uno stimolo che si è a suo tempo palesato come fonte di pericolo, di dolore, di stress in generale.
C’è dunque un’originaria funzione protettiva, in questo stato d’animo che porta con sè immancabilmente mobilitazioni di risorse fisiologiche guardacaso tipiche di un atteggiamento “difensivo”… Ma il mondo propone una sfida nuova quasi ogni giorno; e molto spesso le battaglie più difficili si combattono proprio contro sè stessi, perchè non si può pensare di dare sempre ascolto ad ogni paura, non si può decidere di evitare sempre tutto ciò che ci mette a disagio, o rischieremmo, chiudendo porta dopo porta, di erigere con le nostre mani una piccola prigione, dove in nome delle scelte apparentemente più comode e confortevoli nell’immediato sarebbero dolorosamente precluse molte possibilità di esprimersi e di godersi la vita e i rapporti con le persone che ci circondano.
Certo… E’ proprio quando provi a domarla, che questa “tigre” può scatenarti addosso tutta la sua forza per distruggerti. Pensiamo all’idea di camminare sopra un’asse di legno larga circa 20 cm sospesa ad appena una spanna dal terreno: scommetto che nessuno di noi avrebbe problema alcuno; tutto semplice e fluido. Ma proviamo a pensare di fare la stessa operazione con la stessa asse posta a un metro e mezzo da terra: in questo caso molti comincerebbero a sentirsi più rigidi e a barcollare… Eppure si tratterebbe dello stesso, identico compito di prima. Quello che cambia, e che fa la sostanziale differenza, è la posta in gioco (in questo caso la nostra incolumità fisica). Questo genera in noi ansia da prestazione, quella che ci accompagna in moltissime situazioni, anche perchè spesso la paura del giudizio degli altri o di noi stessi di fronte ad un nostro cocente fallimento ci spaventa più di qualunque idea di farci male.
E’ importante accettare di poter essere sconfitti e di potere a volte fallire. Come è importante non arrendersi, perchè si può sempre trovare il modo per vincere.

 

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